A due anni e mezzo dallo scoppio del Covid 19, le strutture turistiche faticano a trovare nuovi lavoratori. Tra i profili più ricercati risultano esserci camerieri, cuochi, baristi e receptionist.
Ma quali sono le cause di una tale carenza? Quale connessione c’è tra queste cause e i requisiti della certificazione SA8000?
Prevalentemente, chi era impiegato nel settore turistico e alberghiero si è spostato su professioni più sicure con un orario meno variabile. È il caso, ad esempio, dei corrieri e degli operai. A causa della pandemia, nel 2020, il settore turistico ha perso oltre 244 mila lavoratori, di cui 116 mila con un contratto a tempo indeterminato. Nel 2021 sono stati recuperati circa 50 mila lavoratori stagionali, ma per tornare ai livelli pre-Covid permane un fabbisogno di circa 194 mila lavoratori.
Ad oggi, la ripresa del comparto turistico sta accrescendo la domanda di lavoro. Ciò nonostante, sebbene le stime riportino per il comparto turistico un fabbisogno di 387.720 dipendenti tra Maggio e Luglio, circa il 40% di questi risulta introvabile.
L’area che riporta una maggiore sofferenza è la ristorazione, soprattutto a causa della mancanza di personale di sala. Tale fenomeno si pone in contrapposizione con l’alto tasso di disoccupazione, pari a circa l’8.3%, ma con un picco pari al 24.5%, se si considera la sola disoccupazione giovanile. In termini di disoccupazione l’Italia risulta infatti uno dei Paesi UE con il più alto numero di disoccupati.
La scarsa offerta di lavoro potrebbe parzialmente essere dovuta anche ad una preferenza dei lavoratori per il reddito di cittadinanza e la NASPI. In alcuni casi, gli ammortizzatori sociali sono diventati infatti una vera e propria alternativa al lavoro. D’altra parte i giovani lamentano invece condizioni di lavoro non gestibili, con paghe basse e in nero, soprattutto non commisurate ad orari di lavoro eccessivamente gravosi come quelli proposti. Ciò scoraggia i giovani ad accettare tipologie di offerte così onerose.
Tra i requisiti della SA8000
Le risposte alle cause di questo decremento di giovani lavoratori sembrano quindi orientarsi verso la retribuzione e l’orario di lavoro offerto.
Le condizioni del lavoratore sono un punto fondamentale all’interno delle organizzazioni per evitare che sorgano tipi di problematiche come insoddisfazione, malcontento, che culminano poi con una mancanza di offerta da parte degli aspiranti lavoratori.
La certificazione SA8000 affronta proprio il tema della Responsabilità sociale d’impresa. Un sistema di gestione che possiede la Certificazione Etica SA 8000 risulta essere uno strumento efficace che consente, all’organizzazione che lo ha implementato, la corretta gestione ed il monitoraggio costante di tutte le attività ed i processi ad esse correlati che impattano sulle tematiche inerenti le condizioni dei lavoratori (diritti umani, sviluppo, valorizzazione, formazione e crescita professionale delle persone, salute e sicurezza dei lavoratori, non discriminazione, lavoro dei minori e dei giovani). Quest’ultimi requisiti si estendono anche ai fornitori ed ai subfornitori.
Tra i requisiti della SA8000 da rispettare per l’ottenimento della certificazione ritroviamo proprio le tematiche di retribuzione e orario di lavoro.
Riguardo alla retribuzione l’organizzazione deve rispettare il diritto del personale ad un salario dignitoso (in linea con l’obiettivo 8 per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030), e garantire che la retribuzione pagata per una settimana lavorativa normale, straordinari esclusi, corrisponda sempre almeno agli standard legali o agli standard minimi di settore, o ai contratti collettivi (ove applicabile). I salari devono essere sufficienti a soddisfare i bisogni primari del personale, oltre a fornire un qualche guadagno discrezionale. L’ammontare e i metodi di pagamento (oltre che eventuali altre tipologie di accordo) devono essere sancite per iscritto e a norma di legge. Qualora venga fatta richiesta di lavoro straordinario, quest’ultimo deve essere retribuito con una maggiorazione, in base a quanto definito dalla legge nazionale o dalla contrattazione collettiva.
L’orario di lavoro dovrebbe, infatti, corrispondere a quanto applicato negli standard di settore (ivi comprese ferie, permessi e festività). Salvo diverse disposizioni previste, tale orario non deve eccedere le 48 ore settimanali, garantendo un giorno di riposo dopo sei giorni lavorativi.
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