Nel panorama delle norme internazionali, ogni aggiornamento non è mai solo formale. È un messaggio chiaro al mercato: il mondo cambia, le regole devono evolversi. La nuova ISO 37001:2025, pubblicata a febbraio, va proprio in questa direzione, aggiornando lo standard di riferimento per i sistemi di gestione anti-corruzione.
Lo diciamo subito: non è una rivoluzione, ma un’evoluzione importante, che arricchisce e rafforza la norma del 2016 rendendola più attuale, integrabile e – finalmente – più vicina alle sfide concrete delle organizzazioni di oggi.
Le novità principali introdotte dalla ISO 37001:2025
Ecco cosa cambia davvero con la nuova edizione:
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Cultura organizzativa e leadership: viene posta una forte enfasi sul ruolo della leadership e sulla cultura aziendale come pilastro per prevenire la corruzione. Non basta avere procedure: serve un clima di integrità diffuso e condiviso.
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Gestione dei conflitti di interesse: la nuova norma introduce requisiti più chiari per identificare e gestire i conflitti, sia interni che esterni. Questo è un passo fondamentale per garantire imparzialità nelle decisioni aziendali.
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Maggiore integrazione con altri standard: il linguaggio è stato armonizzato con norme come la ISO 37002 (whistleblowing) e la ISO 37301 (compliance), facilitando un approccio integrato alla governance.
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Responsabilità ambientale e sociale: per la prima volta, in una norma anti-corruzione, compaiono riferimenti diretti alla sostenibilità. La trasparenza viene così legata anche alla responsabilità ambientale e sociale.
Come si implementa (davvero) un sistema anti-corruzione?
Parlare di sistemi di gestione è facile. Applicarli è un’altra storia. Ecco i passaggi chiave per costruire un sistema efficace e conforme alla ISO 37001:2025:
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Analisi del contesto e valutazione del rischio: ogni organizzazione deve partire dalla propria realtà, individuando le aree critiche in cui può annidarsi il rischio di corruzione.
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Politica anti-corruzione: redigere un documento chiaro e accessibile che esprima l’impegno dell’organizzazione, supportato dal vertice aziendale.
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Ruoli e responsabilità: identificare una funzione anti-corruzione, dotata di autorità e risorse, che sovraintenda al sistema.
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Formazione e comunicazione: ogni persona, dai dirigenti agli impiegati, deve conoscere i principi e gli strumenti del sistema.
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Controlli e procedure: istituire processi per gestire omaggi, conflitti di interesse, terze parti e attività ad alto rischio.
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Monitoraggio e miglioramento continuo: audit, controlli interni e riesami periodici servono per tenere il sistema “vivo” e reattivo.
Perché è utile anche (e soprattutto) per le PMI?
Le piccole e medie imprese spesso vedono la ISO 37001 come “roba da grandi”. Ma è proprio nelle PMI che il rischio corruzione può essere più impattante: meno controlli, meno separazione dei ruoli, più affidamento sulle relazioni personali.
La nuova versione della norma è pensata anche per realtà più snelle:
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È modulare e adattabile al contesto.
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Si integra facilmente con sistemi già presenti (come qualità o sicurezza).
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Offre vantaggi competitivi in mercati pubblici e privati.
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Rafforza la fiducia di clienti, investitori e partner.
Come Acs Registrars Italia, da sempre impegnati a promuovere la trasparenza e l’integrità nelle organizzazioni che certifichiamo, non possiamo che accogliere positivamente questa evoluzione.
Quello che ci colpisce di più è il cambio di passo culturale. Non si tratta più solo di “fare la norma” per avere un certificato da esibire. Il messaggio è chiaro: o si cambia davvero, o si resta indietro.
E diciamolo: non basta aggiornare i documenti. Serve un lavoro profondo sulle persone, sulle responsabilità, sulla consapevolezza. Il rischio di corruzione, oggi, è sempre più diffuso, sfumato, tecnologico. E solo un sistema vivo, aggiornato e partecipato può fare davvero la differenza.
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